Dal calcio giocato al calcio parlato
By Giuseppe Granieri & Carlo Nesti
- Release Date: 2013-09-24
- Genre: Soccer
Il calcio italiano, si sa, viene disputato quasi più nei bar o in ufficio che non in campo, sul rettangolo verde. Che cosa succede, però, quando a parlare di calcio non siamo noi spettatori ma sono, invece, gli stessi addetti ai lavori, oppure tifosi d’eccezione?
Ecco allora che questo libro dà voce ai grandi protagonisti del calcio italiano, raccontando gli avvenimenti dentro e fuori il rettangolo verde - dai Mondiali a Calciopoli, passando per l’Inter dei record e la Juventus in Serie B - attraverso dialoghi tra l’autore del libro e tantissimi intervistati. I nomi? C’è l’imbarazzo della scelta: da Fulvio Collovati a Paolo Rossi, da Luisito Suarez a Lionello Manfredonia, da Marco Tardelli a Dino Zoff, da Emiliano Mondonico a Osvaldo Bagnoli. Per non tacere di Antonio Cabrini, Aldo Serena, Stefano Nava e altri, oltre agli “eroi” domenicali della tv, della radio e della carta stampata, come Marco Civoli, Marino Bartoletti, Roberto Scarpini, Bruno Pizzul… E poi, ancora, Max Giusti, Enrico Bertolino, Gianni Riotta e tanti tanti altri.
Un bel libro corale di calcio e sul calcio, insomma. Da leggere in formato digitale, perché il calcio guarda al futuro e noi non possiamo certo restare a guardare!
“Giuseppe Granieri, con un eccellente compromesso fra garbo e curiosità, mi ha fatto rivivere il clima degli anni Settanta e dei miei vent’anni, che non prevedeva conferenze stampa, perché gli allenamenti erano accessibili ai giornalisti, addirittura, a bordo campo. Si parlava con gli atleti senza limiti di numero, mentre rientravano negli spogliatoi, o nel percorso spogliatoi-auto personale. Non era affatto raro vedere il cronista, con la testa dentro il finestrino, realizzare l’intervista nell’arco di cento metri e 15 minuti…”. (Carlo Nesti)
“Giuseppe scandaglia, esplora, chiede. Tra sé e l’interlocutore non fissa un muro, ma neanche un inginocchiatoio. È bello parlare di sport, di calcio, coinvolgendo coloro che, appunto, l’hanno praticato, scolpito e raccontato proprio perché noi ne potessimo godere.” (Roberto Beccantini)